ARNOLDO DADÒ UN MITO, UNA LEGGENDA

ALCUNE STORIE DELLA SUA VITA
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Oggi sono ritornata per la prima volta, dopo la morte di Arnoldo, avvenuta nell’ottobre del 2002, a Splüia Béla sopra Foroglio in Val Bavona, uno dei più bei posti della Svizzera Italiana. Lui non c’era più, ma ogni cosa è rimasta come lui l’ha lasciata: tutto era in ordine, trasparente, puro e avvolto in un misterioso silenzio.
La natura, i fiori, gli alberi, l’erba fresca, il sentiero rasato,i grandi massi di granito, la sua legna tagliata, la pace assoluta che abbracciava la conca in cui era adagiato tutto ciò che apparteneva ad Arnoldo.
Di primo acchito ho sentito dentro di me un vuoto incolmabile, accompagnato da un tuffo al cuore. Dopo di che, quasi immediatamente, a questa sensazione se ne è sovrapposta un’altra, di pace infinita, di perfezione e tranquillità: ho sentito che tutto era in ordine, così com’era.
Percepivo in ogni cosa la presenza di Arnoldo ed era come se lui si trovasse lì, accanto a me, seduto al suo massiccio tavolo di granito, intento ad intrecciare i suoi gerlini, con il suo sguardo rivolto verso il sentiero che arriva a Splüia Béla.
Ho ricordato nitidamente quest’uomo stupendo e tutte le storie che mi ha raccontato in quei 15 anni durante i quali l’ho visitato saltuariamente, durante le vacanze estive o spesso nei fine settimana.
Oggi a Splüia Bèla era come se lui ci fosse ancora, perché Splüia Bèla, Calnègia e tutta la Val Bavona, sono un pò l’Arnoldo. Ho provato per un momento una grande gioia, un’emozione piena di calore e rispetto verso di lui ed ho sentito una voce dentro di me che mi diceva di scrivere alcuni frammenti delle storie che lui mi ha raccontato in tutti quegli anni.
Arnoldo viveva ancora e sempre, in ogni cosa e dentro di me. Il suo spirito, così gioioso e pieno di carisma, aveva reso felice per tantianni non solo me, ma molte altre persone, che regolarmente lo andavano a visitare lassù per ascoltarlo con entusiasmo e passione. Egli è stato un grande maestro per tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo.
I suoi insegnamenti scaturivano puramente dalla sua semplicità, umiltà, sagace intelligenza, simpatia e calore umano, oltre che dalle qualità che apprezzavo di più, ovvero l’innocenza e la purezza d'animo.

LUGLIO 1985, KLOTEN.

Nell'estate del 1985 mi sentivo male, anzi, stavo veramente da cani! Ero incastrata in una vera e propria crisi di coscienza e identità. Mi ero separata dal mio compagno, che mi aveva lasciata per un’altra donna, della quale diceva d’essere innamorato.
Mi sentivo immersa in un totale malessere, fumavo come una forsennata ed erano diversi giorni che non dormivo; avrei voluto sparire letteralmente dalla faccia di questo mondo, che si comportava così crudelmente con me.
Volevo andare via, lontano da tutto ciò che mi faceva soffrire, rifugiarmi nell’ultimo degli angoli, il più nascosto, insomma ero un vero e proprio strazio! Tutto mi faceva piangere e ogni cosa era priva di senso, anche la mia vita. Le mie tre figlie erano partite per le vacanze estive, in alcune colonie montane del WWF, come spesso facevano in estate. Ma io non sapevo proprio dove andare, niente mi ispirava e, inquieta e confusa, non riuscivo a prendere una decisione.
Il mio unico desiderio era quello di sparire da Zurigo, dalla mia storia e da tutte le storie che avevo avuto. Il mio malessere era talmente opprimente che sentivo esclusivamente il bisogno di fuggire da me stessa, dai ricordi e dalle persone che in ogni caso non mi avrebbero potuta aiutare.
Di andare al mare in Italia, come spesso facevo, non ne avevo la minima voglia, per carità! Sentivo invece una grande necessità di trascorrere un lungo periodo di tempo in ritiro nella solitudine, possibilmente sui monti, magari in una grotta sola con me stessa e con la natura e i miei due cani pastori.
La Svizzera, circondata da montagne bellissime, avrebbe offerto sicuramente un luogo adatto al mio stato d’animo. In quel periodo stavo leggendo alcuni libri sul Buddhismo, tra cui la biografia del grande mistico e poeta tibetano Milarepa. Influenzata dalla lettura, decisi di seguire, nel mio piccolo, il suo esempio, e trovare un posto sperduto sui monti, per poter restare in silenzio a meditare e ritrovare me stessa.
Pensai di recarmi in biblioteca per dare un’occhiata ai libri sulle Alpi svizzere, e così trovare il luogo dei miei sogni.Dopo aver consultato molti libri, uno mi colpì in modo particolare e immediato, "Dieci valli sconosciute della Svizzera“. Di queste dieci valli, una era appunto la Val Bavona, compresa una sua piccola valle laterale sospesa, la Val Calnègia, che si trova a circa 1100 metri di altitudine, a 2 ore di strada da Foroglio.
Tra le molte immagini, mi colpirono profondamente alcune foto di due alpigiani di mezza età, Arnoldo Dadò e sua moglie Maria, scattate mentre mungevano le loro capre, oppure mentre preparavano il formaggio in un enorme pentolone di rame, nella loro casa, una costruzione sottoroccia in cui vivevano d’estate: la Splüia Béla.
Splüia Béla si trova appunto sul versante sinistro della val Calnègia, in una piccola conca verdeggiante, a poco più di dieci minuti di cammino da Puntid. Si parte da Foroglio, fiancheggiando la magnifica e fragorosa cascata. Questo stupendo paesino, ancora senza corrente elettrica, giace ai piedi della possente cascata: è da qui che si prende il sentiero che porta su a Puntid e in val Calnègia, la valle famosa per i suoi Splüi e sottoroccia: se ne contano più di 130!
Puntid è il primo gruppo di antiche casette e costruzioni sottoroccia che si incontra appena si arriva in cima alla cascata di Foroglio. A volte una Splüia è simile ad una grotta. La gran parte di questi Splüi sfrutta la caduta di enormi lastroni di granito, altre volte trattasi di massi di pietra grandissimi, che si staccano dalla montagna.
Se il pezzo che si stacca si va ad appoggiare su altri massi attorno, in modo da formare un vano, è davvero perfetto: il macigno viene sfruttato come tetto. Al resto ci pensa l'uomo, che spesso scavando sotto questi massi ricava, o meglio ricavava, dei vani, per un vero e proprio appartamento.
E proprio così è stata costruita la bella abitazione e stalla di Arnoldo e di Maria: una delle più imponenti costruzioni sottopietra del Ticino.
Ricordo quando la vidi per la prima volta... mi impressionò la grandezza della Splüia Béla, e come si mimetizzava con i macigni e tutto il paesaggio attorno, così selvaggio e primordiale. Un luogo
davvero impervio, puro e pieno di fascino. Rimasi fortemente colpita, sia dalla pura bellezza di quei luoghi, ancora selvaggi e primordiali, sia dal fascino che emanavano quei due personaggi che vivevano come gli alpigiani di centinaia d’anni fa. Ormai non avevo alcun dubbio su dove andare a trascorrere quei 20 giorni di ritiro.



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